Trasformare libri in libri d’artista
La casa editrice Marotta
e Cafiero, nata nel 2010, ha
sede nel quartiere napoletano di Scampia. Il responsabile, Rosario Esposito La
Rossa, ha consegnato ad Enrico Muller, presidente della cooperativa Occhi aperti, e a me, curatrice del
simposio, una serie di testi editi nel tempo dalla casa editrice stessa.
Ho consegnato i libri ad
artiste e ad artisti chiedendo a ciascuna e a ciascuno di intervenire sul testo
interpretandolo.
Le artiste e gli artisti
che hanno partecipato all’iniziativa sono:
Giuliana Bellini,
Giuseppe Cafagna, Monia Di Santo, Ornella Garbin, Katja Juhola, Nadia
Magnabosco, Marilde Magni, Dana Sikorska, Riitta Tarvainen, Vittorio Tonon,
Rosanna Veronesi, Tony White ed io stessa.
Giuliana Bellini ha scelto
il testo colpita dal titolo, La leggenda
del chiodo assassino, che le ha
permesso di immaginare, immediatamente, il tipo di intervento: un chiodo che affonda nelle pagine del libro
stesso, a partire dalla copertina, lasciando in esse la traccia della
bruciatura.
Giuseppe Cafagna ha
interpretato il Block Notes di
Gaetano Savoca come un blocco di appunti
fotografici da sfogliare, magari in metropolitana. Il fotografo ha incollato
sulle pagine diverse immagini scattate in occasione del terzo simposio di
Scampia, simposio al quale ha partecipato. Un libro di appunti per riportare
alla memoria presenze e attività cui
alcune sottolineature operate sul testo possono rimandare.
Monia Di Santo ha scelto
il libro dal titolo L'isola.
L’artista, fotografa, ritiene che ogni
persona sia un’isola piena di immagini che rappresentano sentimenti e ricordi dai quali
ogni persona deriva il proprio sé. Alcune pagine sono state bruciate per
rappresentare le ferite, i dolori più o meno profondi che ognuno prova e che cerca
di ricucire in qualche modo (filo e ago, cucitrice, scotch, colla) continuando
a riempire la propria vita di fotografie,
ricordi, sentimenti, persone, esperienze. Le immagini si sovrappongono alle
parole rappresentate anche da ritagli di giornale.
Ornella Garbin ha posto sulla copertina un occhio cuore perché dalla
poetica dell'autrice ha colto una sua visione del mondo e delle sue cose.
La copertina in bianco e nero è sembrata all’artista troppo triste, le è parso che mancasse
un tocco di rosso-cuore; all'interno invece ha ridisegnato la finestra che
l'occhio-cuore inquadrava, e qui il disegno evidenzia la tristezza,
la visione ravvicinata e quindi il disincanto della Corvese.
Katja Juhola ha inserito sulle pagine immagini, disegnate e
dipinte, che rimandano all’esperienza scampiese. Sfogliando il libro si vedono
le vele, dorate, i lunghi e gli alti palazzi del quartiere, le scritte d’amore
disegnate sui muri, gli angeli che qui lavorano e operano.
Katja ha grande capacità di relazionarsi, pur nelle difficoltà
linguistiche, con le bambine e i bambini soprattutto, e con gli adulti in
generale. Ha perciò consentito e talvolta richiesto, di fronte alla curiosità e
all’interesse di giovani e meno giovani, l’intervento diretto di altre ed altri
sulle pagine
Nadia Magnabosco ha scelto il libro ispirata dal suo bel titolo:
storie di un mondo fantastico, quei mondi fantastici che da bambina le permettevano
di liberare la sua immaginazione per
costruire mondi a suo piacere, per essere qui oppure là, per essere sé stessa o qualcun’altra, per farsi
piccola oppure grande, come un’Alice che - alla ricerca della “giusta”
dimensione e collocazione nella propria storia – s’inventa infinite
soluzioni perché, appunto, non sia sempre la stessa storia. Così l’artista ha cambiato solo la copertina del libro:
augurandosi che “ognuno ci guardi dentro e dica cosa vede”.
Marilde Magni ha studiato
i suoi interventi sul libro Il tempo di
Connie di Laurana Berra riflettendo sull’incontro tra le suggestioni delle parole e i materiali di recupero con i quali
ella solitamente lavora.
L’artista polacca Dana
Sikorska, prendendo spunto dal titolo del testo, La casa nuova di Massimo Russo, ha utilizzato il libro aperto come
piano di appoggio. Ogni piccola struttura, case, chiesa, alberi, è stata realizzata ritagliando pagine del
testo stesso in forma quadrata per comporre, attraverso la tecnica giapponese dell’origami,
un delicato paese.
Un viaggio interessante di Donato Mauriello per
Riitta Tarvainen, la gallerista critica finlandese ospite del simposio, ha
cambiato titolo divenendo My favorite
colours.
Una serie di pennellate,
talvolta dipinte su pagine variamente ritagliate, si accompagnano a disegni di
fiori. Il tutto nei colori amati da Ritta: rosa, blu, grigio e i colori solari
appaiono dietro i tagli stesi anche in forma di onda e sfumati assumendo
colorazioni più chiare e più scure.
Vittorio Tonon ha scelto
l’operazione su un libro per costruire,
oltre all’installazione realizzata al Giardino dei mille colori, il suo
intervento al simposio. Il testo, Museum,
ha cambiato titolo in Contaminazioni
Museum e, ovviamente, aspetto. L’artista ha lavorato sulle immagini
cogliendone le suggestioni ed evidenziando le contraddizioni. Così l’acqua
fuoriesce da un pozzo per allagare la città; la solitudine appare nella sua
crudezza e nella sua trasversalità rispetto alle culture per essere rielaborata
attraverso la gioia, contagiosa, delle bambine.
Diversi interventi
realizzati con disegno, pittura, collage e fotomontaggio, alcuni più intensi ed
altri minimi, sulle pagine e sulle numerose immagini fotografiche, molto
equilibrati e rigorosi, in una contaminazione rispettosa.
Rosanna Veronesi ha
sottolineato l’idea dell’ombra mentre tutte le pagine vengono solcate da nuovi
passaggi che riprendono, trasformano, solcano le immagini. Immagini che sono forzatamente
delineate in un nuovo percorso che tende
a raggruppare il singolo racconto e che
ancora , ricucito, può ricomporsi in una
nuova visione per una nuova storia.
Tony White ha utilizzato
il testo di Mauro Parisi, La scuola nel
pallone, per trasformarlo in un libro di letteratura povera, simbolicamente
riferito all’arte povera della quale abbiamo visto diversi esempi nel giro
d’arte nella metropolitana di Napoli. Tony ha cancellato molte righe del testo
con un pastello nero, talvolta aggiungendo a lato alcune immagini riferite al
proprio lavoro artistico che vede una ricerca molto particolare sul tema della
mano e dei tavoli.
Anch’io, come molte artiste, ho scelto il testo in base alla
suggestione del titolo: Esmeralda e le altre
di Maria Visconti, pensando ad una serie di racconti riferiti a donne.
Ho scoperto poi, leggendo, che le protagoniste sono donne vinte. Il testo è
diventato quindi un librino in cui le
pagine assumono la forma del quadrato, il più antico simbolo della madre terra.
Le pagine, che non permettono più la lettura delle diverse storie, sono
superfici sulle quali si rincorrono lettere e parole, musica e colori in un
gioco di relazioni, costruito per superare il dolore e affermare il diritto di
libertà, che diventa politica.
Antonella Prota Giurleo
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