L’immigrazione...
la prima volta che ne ho sentito sentito parlare frequentavo la terza media.
Stavamo studiando la geografia, e ci parlavano degli uccelli migratori che
partono da tutti angoli del mondo dove si muore di freddo per raggiungere gli
angoli del mondo dove invece fa caldo.
Qui
restano per riprodursi e crescere i loro piccoli e ritornano quando finisce
l’inverno. Una volta cresciuti faranno la stessa cosa quando arriverà anche per
loro la stagione fredda. Sempre durante la lezione di geografia, ho sentito
dire che quando i raccolti non sono abbondanti, dopo il periodo delle piogge, i
giovani vanno nelle città per cercare lavoro e quando tornano le piogge
rientrano per coltivare le terre. In seguito ho sentito parlare
dell’immigrazione al liceo, ma questa volta durante la lezione di storia. Dopo
la guerra per molti era difficile sopravvivere, cosi alcune persone sono immigrate
alla ricerca di un lavoro e di un futuro migliore. Anche l’Italia nella sua
storia ha conosciuto l’ immigrazione, solo che la terra dei sogni in quel caso
era l’America.
La
somiglianza tra l immigrazione africana e italiana è solo apparente.
L’immigrazione dall’ Africa verso l’ Europa è il frutto d’una lunga
speculazione, d’una colonizzazione che in realtà non ha mai avuto fine, da
parte di paesi che si autoproclamano superiore agli altri.
Se
guardiamo le cose dal punto di vista di chi lascia il proprio paese, ciò’ che
motiva la partenza è la sopravvivenza, chi decide di partire non ha scelta
perché a casa propria non è al sicuro. Immaginiamo una persona dentro una casa
che prende fuoco al quinto piano d’un palazzo, cosa dovrebbe fare? Aspettare il
vigile del fuoco? Il poliziotto? L’agente doganale che gli apre la porta e dopo
avergli fatto
firmare una montagna di carte finalmente gli dice “Ok, ora puoi salvarti esci
pure!” No, quella persona, andrebbe più in fretta possibile dove non c’è il
fuoco, cercherebbe solo di scappare dalla morte, senza pensare che anche la
fuga stessa potrebbe portare alla stessa tragica conclusione. E proprio quello
che succede con queste barche in cui tanti esseri umani muoiono tragicamente
nel mare mediterraneo e sempre se ci penso la mia mente ripercorre questa
toccante poesia d’un caro amico che anche lui è stato a Lampedusa:
SONO TANTE TANTISSIME LE SIRENE
CHE SI SENTONO DI SERA NEI MARI, MIGLIAIA SONO LE VOCI
LONTANE DISPERATE CHE INVOCANO
AIUTO, BAMBINI E MAMME STRAZIATE DAL DOLORE SOFFOCATE E
ANNEGATE IN ACQUE SALATE PIENE DI ODIO PER UN SOGNO CHE NON SARA’ MAI
PORTATO A TERMINE: L’UNICA SPERANZA DI UNA VITA
SEMPLICEMENTE UN PO’ MENO DIFFICILE
E DISPERATA DA QUELLO DEL PROPRIO PAESE.......
FINO A QUANDO C’E’ IL RESPIRO DEL CORPO
E IL CUORE CHE BATTE
OGNUNO DI NOI HA IL DOVERE DI LOTTARE
PER LA PROPRIA TERRA, PER LA LIBERTA’
E PER LA DIGNITA’ E CONTRO TUTTE LE INGIUSTIZIE
PER UN MONDO MULTICOLORE SPEZZANDO
LE CATENE DELLA SCHIAVITU’
Mor Talla Seck
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